Martina Levato e Alexander Boettcher, condannati a 14 anni di reclusione per l’aggressione a Pietro Barbini, potranno vedere il loro bambino solo secondo modalità protette che saranno definite dai servizi sociali. Misure che saranno estese anche alle visite dei nonni.
Il Tribunale per i minori di Milano ha affidato il bambino a una struttura del Comune e ha stabilito che i servizi dell’amministrazione comunale dovranno effettuare un’indagine sul nucleo famigliare del piccolo e presentare una relazione in merito entro il 30 settembre. Il tutto nell’ambito del procedimento di adottabilità aperto nei giorni scorsi.
Nell’ordinanza, i giudici minorili, citando la perizia psichiatrica utilizzata durante il processo penale, definiscono Martina Levato un soggetto borderline e pericoloso socialmente. Giudizio che, sempre secondo la perizia, rispecchierebbe anche la personalità di Boettcher.
La vicenda criminosa evidenzia un’assenza di pensiero e di sentimento rispetto alla vita da parte di Martina Levato. Questo è quanto scrive il Tribunale per i minori, che spiega anche come il “progetto procreativo” della coppia si sia sviluppato insieme al progetto criminoso.
La madre ha già messo a rischio la salute del bambino
Secondo il tribunale infatti il progetto genitoriale della coppia non sarebbe l’espressione dell’amore di due genitori, ma una volontà sviluppata insieme al progetto criminoso, e che prende forma all’interno di una complessa relazione di coppia, caratterizzata da aspetti fortemente problematici e in alcuni casi anche patologici relativi alla sfera affettiva e sessuale.
I quattro giudici del collegio osservano inoltre come la Levato, anche se consapevole del proprio stato di gravidanza, abbia ordito e commesso azioni gravissime, che prevedevano anche con l’uso di sostanze potenzialmente dannose per la salute del nascituro. La corte ha concluso quindi che i genitori non sono in grado di potersi occupare adeguatamente del figlio.
Fonte: Corriere.it