La messa alle 11 e i vespri per l’Epifania alle 16. In mezzo, il pranzo con una famiglia di profughi musulmani. È il 6 gennaio del cardinale Angelo Scola, che anche quest’anno ha scelto di condividere il pranzo dell’Epifania con delle persone in difficoltà.
Lo scorso anno è toccato a una rappresentanza dei detenuti del carcere di Opera, stavolta ai nove componenti della famiglia Hamdawi, palestinesi di fede islamica. Una scelta quella del cardinale che ripropone temi già ricorrenti nei suoi interventi pubblici: il dialogo tra le religioni e l’accoglienza agli immigrati.
Gli Hamdawi, racconta il figlio maggiore Khaled, hanno alle spalle una vera e propria odissea. Sono nati in Iraq dove hanno vissuto a lungo, dopo la fuga del nonno dalla Palestina, nel 1948. A Bagdad il capofamiglia possedeva un grande garage, ma a causa della loro origini per la famiglia vivere nell’Iraq del dopo-Saddam è divenuto troppo pericoloso.
Milano Epifania: il capitale Scola ospita una famiglia di rifugiati mussulmani
Decidono quindi di partire per andare prima in Siria, poi in Turchia. Ma le loro condizioni di vita non migliorano, anzi. Per due anni vivono in una tenda, in un campo profughi. La tappa successiva è l’Italia dove nel 2010 ottengono una casa.
Ma dopo poco arriva l’espulsione e la famiglia si rifugia in Svezia, per poi ritornare in Italia dopo la nascita della figlia più piccola. Due anni e mezzo in Danimarca e poi di nuovo in Italia. Al momento la famiglia si trova a Cinisello Balsamo, dove risiede da un mese e mezzo.
I bambini hanno iniziato a frequentare la scuola mentre il figlio maggiore il padre stanno cercando un lavoro. L’obiettivo è quello di inserirsi. C’è una gratitudine immensa nei confronti degli italiani. E per quanto riguarda il cardinale Scola, racconta sempre il figlio maggiore, stare con lui è “un onore e un piacere”.
Fonte: corriere.it